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Un giorno alla spiaggia dei pomodori

Abbiamo conosciuto Anthea, Grant e Lorcan tre inverni or sono: non era il primo anno che girovagavamo con il camper per la penisola iberica, ma quell’incontro alla Riserva Naturale di Capo de Gata fu per noi la prima volta in cui trovavamo sul nostro cammino una famiglia a noi così affine, che ci incuriosiva, ispirava, di cui ci interessava approfondire la conoscenza, e che le circostanze ci davano il tempo di frequentare per un tempo sufficientemente lungo. Galeotti furono, come spesso ci è accaduto, i bambini; quell’anno Pietro aveva poco più di un anno, Federico quattro e Lorcan due anni. Iniziarono a giocare insieme nella bellissima Playa Playazo (spiaggia che per noi è sempre stata speciale), e quella fu l’occasione per attaccare bottone e scambiare qualche parola, nel nostro timido inglese con la coppia irlandese-inglese.

Noi e loro passammo qualche settimana come vicini di casa, a volte chiacchierando, a volte in silenzio ammirando i bambini giocare, a volte suonando e cantando insieme intorno al fuoco. Il legame creato in quelle settimane ci ha portato a cercarci, più o meno esplicitamente, ogni anno da allora, allo stesso posto e nello stesso periodo dell’anno, per approfondire un’amicizia che si rafforzava sempre di più.

Le peripezie di questo ultimo, pazzo anno ormai passato ci hanno portato a vivere insieme esperienze molto forti, e scegliere di condividere un terreno qui in Algarve.

Come ogni famiglia, loro apportano al gruppo delle peculiarità uniche: quando li osservo in me risuona la ricerca di libertà e di felicità, il senso di avventura, e di una vita orientata al minimalismo; le loro giornate sono fatte di gesti semplici, di amore per la cucina e la musica, per la natura e l’oceano.

Per quasi tutta la loro vita insieme hanno viaggiato con il loro furgone, vivendo innumerevoli luoghi; così, quando Anthea mi ha detto pochi giorni fa di aver trovato una spiaggia unica nel suo genere in questa zona dell’Algarve, per la sua bellezza naturale e l’energia che la circonda, ho subito capito che doveva davvero trattarsi di un luogo particolare.

“Noi ci torneremo tra pochi giorni, perché non venite a trovarci?”: la loro proposta non è passata inosservata e qualche giorno fa abbiamo deciso che il primo giorno di bel tempo saremmo andati.

Così stamattina ci siamo svegliati presto, abbiamo preparato lo zaino con il pranzo e l’equipaggiamento da spiaggia e abbiamo percorso con il nostro furgone la mezzora di strada che che ci separa dal mare. Appena giunti sul posto la sensazione è stata come tornare in un luogo familiare: un’enorme distesa erbosa, camper e furgonati parcheggiati qua e là in sosta libera, un verde boschetto di pini marittimi che circondava su tre lati la radura, e la spiaggia davanti a noi. Eravamo di nuovo nella nostra dimensione vagabonda, in una delle tante spiagge scoperte in questi anni di sosta libera, nella natura e circondati da un’atmosfera di apertura e cordialità tra le persone presenti, provenienti da tutto il mondo. Dall’inizio della pandemia, dopo i molti mesi passati fermi prima a Odemira, poi nella campagna algarviana, era la prima volta in cui mi sentivo di nuovo in viaggio, parte di qualcosa in movimento.

È stato un grande balzo, solo di una quarantina di chilometri, da una quotidianità ormai stabile e di radicamento, a una situazione di nuove scoperte e scenari imprevedibili.

Era molto tempo che non mi sentivo così, in quel sentimento effervescente di voglia di conoscere, osservare, vivere spazi e persone in continuo mutamento, senza possibilità di previsione alcuna, con spontaneità e libertà; in un primo momento questa emozione mi ha invaso, ravvivando la consapevolezza di quanto questo sentire sia parte di noi, da tutti i viaggi vissuti, e di quanto sia nutriente e appagante, per grandi e piccoli, riviverlo periodicamente e mantenerlo acceso. Mi sentivo quasi drogata, tutto intorno mi sembrava più vivo e meraviglioso che mai: il blu intenso e straordinariamente calmo dell’oceano, la distesa infinita di sabbia e conchiglie, la terra rossa che, alle spalle della spiaggia, creava formazioni come enormi coni arrotondati, uniti a formare una grande muraglia, a sua volta sovrastata dalla verdeggiante foresta, l’azzurro limpido del cielo attraversato dalle dense, piccole nuvole che ho imparato ad amare, il sorriso delle persone che incontravamo, esplicitamente aperte allo scambio.

Dopo qualche ora l’adrenalina è scesa, lasciandomi rilassata e con un sentimento di gratitudine per avere nella mia vita la possibilità di vivere molte essenze di quella che sono:

  • Un animo viaggiatore e al contempo amante della propria casa
  • Un’esploratrice e al contempo una costruttrice di stabilità
  • La componente di una grande famiglia comunitaria e al contempo aperta a conoscere persone nuove e diverse

caratteristiche complementari, che non concorrono ma che si arricchiscono le une con le altre, se bilanciate e alimentate entrambe.

È stata una stupenda giornata per tutti, e dopo aver visto il sole tuffarsi nell’oceano dalla spiaggia e la notte addentrarsi nel buio dal calduccio del furgone dei nostri amici, con soddisfazione siamo tornati alla nostra casa e alla nostra vita di gruppo, che amiamo.

Abbiamo detto arrivederci alla spiaggia dei pomodori e alla nostra anima selvaggia, ma sicuramente ci rivedremo presto.

4 pensieri su “Un giorno alla spiaggia dei pomodori”

  1. Bellissimo racconto, eravamo lì qualche giorno fa, ci siamo sentiti e scritto tempo fa, siamo una famiglia sarda in viaggio da un anno e mezzo.
    Se volete conoscerci abbiamo un canale giovanissimo su YouTube si chiama: Camperado i 3 nomadi
    Adesso siamo a Vila Real de Santo Antonio.
    Saluti…

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