Come programmato, il primo novembre siamo partiti dalla Valtellina.
Oggi è il 7 novembre, e di questi ultimi sette giorni ho un ricordo sotto pelle dei primi cinque come di una sorta di apnea in un mare di emotività senza controllo .
Fortunatamente stiamo tornando in superficie, ma confesso che non è stato facile destreggiarsi tra i vari accadimenti e le tempeste emotive dovute allo sradicamento da casa.
Dal momento in cui siamo usciti dalle porte della valle tutto ciò di cui avevamo parlato, teorizzato e organizzato da tempo si stava avverando… Lo stavamo facendo davvero!
Pieni di energie abbiamo viaggiato per tutta la giornata fino a Rocchetta Nervina, un bellissimo borgo sopra Ventimiglia, nel territorio ligure, dove sono stazionati temporaneamente dei nostri cari amici conosciuti durante lo scorso lungo viaggio in camper in Spagna, nel parco naturale di Cabo de Gata.
Loro sono una bellissima famiglia italo-catalana composta da Jonny, Ines e i tre cuccioli Nina, Mailo e Ona, più una piccola bimba nella pancia di Ines che verrà al mondo il prossimo febbraio.
Li abbiamo incontrati mentre giravano l’Europa occidentale in cerca di un posto a loro congeniale per trasferircisi, e intanto si godevano la loro vita on the road: i bimbi svegli ed esploratori, Ines sarta e confezionatrice di stupendi vestiti per bambini, e Jonny intrepido tutto fare e falegname. A breve anche loro ripartiranno in direzione Portogallo, dove vogliono cercare un terreno e creare con altre famiglie una piccola comunità che sia una base stabile come parte di una vita itinerante, che loro amano molto.
Siamo stati felicissimi di rivederli, peccato che ci abbia raggiunto il mal tempo che ci ha costretti sul camper. Non era la prima volta che ci capitava di sostare con la pioggia e passare ore aspettando di uscire e svagandoci all’interno. Stavolta però era diverso; stavolta tutti noi eravamo carichi di sentimenti contrastanti: gioia per la partenza e tristezza per l’addio alla nostra casa di Postalesio, aspettative riguardo al viaggio e il vuoto dello sradicamento dalla terra che, razionalmente e inconsciamente, abbiamo considerato finora la nostra base sicura.
Ciò che ne è scaturito è stata un’esplosione a catena di sfoghi e nervosismi che hanno creato un’atmosfera di tensione, nei bambini più palesemente e in noi adulti ad un livello più latente, che una volta ripartiti in direzione Francia sono emersi e sono stati buttati fuori in vari modi.
La nostra tappa successiva è stata Entrevaux, una bellissima cittadina stretta tra le valli della Provenza, attraversata dal fiume Var e dominata da una pittoresca cittadella risalente al 1500 d.C. Svegliandoci al mattino con uno splendido sole abbiamo deciso di fare la passeggiata murata che raggiunge la fortezza, e ci siamo avventurati con spirito esploratore. Peccato che una volta in cima il cielo si sia offuscato, e ci siamo affrettati nella discesa. Eravamo quasi tornati al camper quando Federico è svenuto davanti ai nostri occhi, avendo già lamentato una insolita stanchezza e mentre Tomas lo stava portando in braccio. Siamo tornati di corsa al camper dove si è ripreso in fretta, anche se per tutto il resto della giornata è stato estremamente debole. Ci si spaventa un sacco quando accadono cose di questo tipo, e in me lo sradicamento in corso ha contribuito ad accrescere un allarmismo di emergenza e pericolo che non mi ha fatto dormire la notte. Il mattino seguente Federico è stato già meglio, e parlando con un’amica erborista sapevo come intervenire su un tracollo fisico dovuto soprattutto allo stress emotivo degli scorsi intensi giorni. Parlando con Federico stesso infatti durante la notte, mi aveva confessato che si sentiva inquieto, triste, non a casa, e quei giorni di pioggia gli avevano fatto vivere il camper come un luogo meno ospitale che la sua vecchia casa.

Sono stata contenta che lo abbia esternato e di aver avuto l’occasione di cominciare un discorso aperto con lui su come si sente e come vive la nostra grande avventura. E’ importantissimo, sia con i bambini che tra adulti, parlare di quello che si sta vivendo, dei propri stati d’animo, e aiutarsi a scavare ed esplicitare piccole e grandi emozioni, positive e negative, che accompagnano questi momenti di passaggio e svolta.
Essendo il tempo peggiorato, e approfittando del periodo di convalescenza di Federico, che intanto si stava riprendendo in fretta, abbiamo deciso di non soffermarci e proseguire per un breve tratto, arrivando a Marsiglia da altri amici, conosciuti anch’essi l’anno scorso negli stessi luoghi.
Non sapevamo che ci stava attendendo un’altra intensa avventura.
Siamo partiti con una meta ben precisa, una zona di parcheggio nella città marsigliese sul lungo mare che ci avevano indicato i nostri amici; non avevamo però previsto la stanga che non permetteva ai veicoli alti come il nostro di accedere! Abbiamo cominciato così una lunga traversata della città per cercare di uscire dalla zona urbana, tra un traffico pazzesco, con il serbatoio della benzina talmente a secco che ci aspettavamo di rimanere a piedi da un momento all’altro, senza sapere dove andare e affidandoci a un navigatore che ci ha portati in una galleria del centro troppo bassa per poterla attraversare. Dopo le precedenti quattro ore di viaggio Tomas era sull’orlo di una crisi di nervi, che esplicitava con imprecazioni che noi cercavamo di non ascoltare, ma che infondevano preoccupazione.
E finalmente un benzinaio! Ci siamo fermati, abbiamo fatto un lungo respiro, ci siamo tranquillizzati mordicchiando con qualche schifezza golosa al bar dell’autogrill, e abbiamo deciso di dirigerci verso una spiaggia nella zona a nord di Marsiglia, chiamata La Couronne.
Siamo arrivati esausti e già con il buio della sera, ma il giorno successivo siamo stati premiati.
Una bellissima giornata di sole, la prima vera giornata di relax, mare, sabbia, gioco, e tranquillità, con pizzata finale in compagnia dei nostri amici.

In viaggi come questo ogni giorno è un insegnamento, che per vivere bene bisogna cogliere e trasformare in pratica se si vuole migliorare e andare avanti. Ho capito così che in questo momento i bambini hanno molto bisogno di me e Tomas, che siamo presenti mentalmente, fisicamente ed emotivamente, e che è necessario che ci dedichiamo a loro nel gioco e nei conflitti, con le parole e gli abbracci, facendo sentire loro che “casa” è dove siamo noi insieme. Ho imparato che in situazioni come queste dove le cose certe sono poche, quelle poche che ci sono sono importanti, ed è tranquillizzante per tutti dire ad alta voce il programma della giornata, le proposte per il pranzo, le possibilità di gioco, le prossime tappe del viaggio.
Ho capito che la chiarezza è amica della tranquillità, evita angoscia, confusione e fraintendimenti. In questo momento la parola è una delle nostre migliori alleate, ci eserciteremo tutti, spero, a usarla sapientemente.
Intanto oggi, 7 novembre, è stata un’altra giornata di movimento. Siamo arrivati in Spagna! Siamo a Figueres, subito dopo il confine francese, arrivati con un viaggio di cinque ore andato liscio come l’olio: divertimento, risate, giochi, racconti e spuntini volanti.
Piano piano la ruota comincia a girare senza sforzo.